Notule
(A cura
di LORENZO L. BORGIA & ROBERTO COLONNA)
NOTE
E NOTIZIE - Anno XV – 02 giugno 2018.
Testi pubblicati sul sito
www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind
& Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a
fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta
settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in
corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento è oggetto di
studio dei soci componenti lo staff dei
recensori della Commissione Scientifica
della Società.
[Tipologia del testo: BREVI
INFORMAZIONI]
Emerso un legame tra gocce lipidiche e
malattie del motoneurone come la SLA.
Le lipid droplets (LD)
non sono semplici gocciole lipidiche passivamente accumulate all’interno del
citoplasma cellulare, come si credeva un tempo, ma sono organuli per
l’immagazzinamento di grasso, presenti in ogni distretto dell’organismo e
attivi con un ruolo chiave nel metabolismo dei lipidi e nell’omeostasi
energetica, oltre che nell’accumulo, nel ripiegamento conformazionale e nella
degradazione delle proteine. Il loro ruolo nel sistema nervoso centrale è
ancora in gran parte inesplorato, ma Pennetta e Welte
hanno studiato e discusso evidenze a supporto di un’intima connessione
funzionale tra le LD e la fisiopatologia della malattia del motoneurone (MND).
I due ricercatori, rispettivamente dell’Università di Edimburgo e Rochester,
hanno analizzato il modo in cui le funzioni delle LD nell’omeostasi energetica
sistemica, nell’accoppiamento metabolico glia-neuroni, nella configurazione
tridimensionale e nella clearance
delle proteine interessano la MND o contribuiscono al processo patologico.
Pennetta e Welte concludono osservando che una
comprensione integrata della biologia delle LD e della neurodegenerazione
potrebbe consentire lo sviluppo di nuove strategie terapeutiche. [Dev Cell. 45 (4): 427-432, May
21, 2018].
La mielina inibisce o facilita la
rigenerazione degli assoni? La rigenerazione degli assoni è ridotta da molecole
inibitorie della crescita associate alla mielina. Poplawski
e colleghi riportano che la crescita di assoni da trapianti di cellule
staminali neurali di ratto in sedi di danno del midollo spinale in ratti
riceventi, può essere stimolata dalla mielina e consentire ai neuriti di
estendersi attraverso la lesione. Tale effetto sembra dipendere – almeno in
parte – da una molecola di adesione cellulare, detta Negr1 (neuronal growth regulator 1),
trovata sulla superficie delle cellule progenitrici neuroniche. Questo
risultato apre una nuova importante via per la ricerca. [Poplawski G. H. D., et al. Science Translational
Medicine 10 (442): eaal2563].
Identificati più di 1400 nuovi candidati
farmaci per la malattia di Alzheimer. Chen e colleghi hanno impiegato il molecular docking per valutare 30.438 composti
provenienti da vegetali, prevalentemente dei generi Panax
e Morus, impiegati nella medicina tradizionale
cinese, cimentandoli con proteine rilevanti nella patologia dell’Alzheimer. In
tal modo, 1476 composti sono stati individuati quali candidati a divenire
farmaci-medicamenti per la più grave demenza neurodegenerativa che colpisce la
nostra specie. [Chen B. W., et al. Peer
J.: e4756, eColl., 2018].
Nuove patologie che si presentano con
fenomeni motori notturni abnormi. Accanto alle ben note entità nosografiche
che si presentano come disturbi comportamentali e motori associati al sonno,
nuove patologie di questo genere sono state descritte negli anni recenti, quali
la malattia associata ad ADCY5 e il disturbo da anti-IgLON5. Le conoscenze
sulle basi neurali, così come quelle necessarie per la diagnosi e per una
corretta prognosi, sono particolarmente cresciute negli ultimi anni,
particolarmente per i disturbi associati al sonno REM. Una rassegna di Breen e colleghi fornisce un utile aggiornamento in
materia. [Breen D. P., et al. Mov
Disord. AOP - doi:
10.10002/msd.27375, 2018].
Evoluzione del cervello dei mammiferi da
quello dei rettili? Gilles Laurent, Maria Antonietta Tosches
e colleghi hanno affrontato questo storico problema dell’evoluzione del
cervello mediante la trascrittomica della singola
cellula, applicata a campioni cerebrali di tartaruga, lucertola, topo e uomo.
In tal modo hanno cercato di comprendere come la corteccia esalaminare
dei mammiferi possa derivare da quella trilaminare
dei rettili. Nonostante la mancanza di corrispondenza tra le lamine, è
risultato che gli astrociti dei mammiferi e le
cellule staminali neurali dell’adulto condividono l’origine evolutiva. È poi
emerso che le classi generali dei tipi di interneuroni
sono conservate fra rettili e mammiferi, anche se i sub-tipi rimangono
specie-specifici. Una suggestiva corrispondenza è stata trovata anche
nell’ippocampo – tradizionalmente considerato parte delle strutture cerebrali
direttamente derivate dal cervello dei rettili – dove i segmenti convoluti
della formazione dei mammiferi avevano un equivalente in campi adiacenti della
più schematica struttura omologa dei rettili. [Cfr. Science 360 (6391): 881-888, 2018].
Basi neurali del basso interesse sessuale
nel maschio. Il basso interesse sessuale per la femmina è stato studiato
nel montone. Dopo l’esposizione a stimoli olfattivi sessualmente evocativi per
i maschi fisiologicamente attivi, gli ovini inattivi presentavano una riduzione
funzionale nell’amigdala centrale,
nel nucleo del letto della stria
terminale e nell’area preottica
dell’ipotalamo. Infatti, i montoni con basso interesse per le femmine
rilevavano perfettamente gli stimoli olfattivi, ma il loro cervello mostrava
una ridotta vigilanza per l’input sensoriale in entrata, e una mutata risposta a segnali sessuali in
aree del cervello richieste per l’esecuzione delle prestazioni riproduttive. La
diminuita funzionalità dell’amigdala centrale, che riceve ed integra i segnali
sensoriali, può causare un difetto dei normali meccanismi a ricompensa
associati all’esperienza di vicinanza della femmina. Inoltre, questi maschi non
attratti dalle femmine, dopo esposizione a stimoli sessuali, presentavano una ridotta sintesi di dopamina e una più bassa
espressione di recettori D2.
[Alexander B. M., et al. J Anim Sci. AOP – doi: 10.1093/jas/sky117, 2018].
Terzo incontro su Niccolò Stenone, l’autore del Discours sur l’anatomie du cerveau (si vedano le
“Notule” 19-05-18 e 26-05-18). Le relazioni e la discussione che ne è seguita
hanno sottolineato la differenza fondamentale fra le osservazioni di Cartesio,
matematico e filosofo che aveva avuto accesso alla possibilità di fare studi e
analisi anatomiche del cervello senza aver seguito i corsi di dissezione che
erano parte integrante degli studi medici, e quelle di Stenone
che, iscritto nel 1656 alla facoltà di medicina dell’Università di Copenaghen,
ebbe come precettore il virtuoso della dissezione anatomica Thomas Bartholin.
Durante
quegli anni, Copenaghen fu tenuta sotto assedio dalle truppe del re di Svezia;
nel 1659, terminato l’assedio, la città precipitò nel disordine e nella
carestia, tanto che il giovane Stenone decise di
continuare gli studi all’estero. Il documento storico di una lettera di
presentazione scritta da Bartholin ci aiuta a
ricostruire un percorso che, dopo alcuni mesi trascorsi in varie città della
Germania settentrionale, vide lo studente danese raggiungere Amsterdam, dove fu
ospite del professore straordinario dell’Università di Amsterdam Gerard Blaes, noto col nome latino di Blasius,
ed anche lui originario della Danimarca. Nel laboratorio di Blasius,
Nicola Stenone ebbe modo di riprendere le
esercitazioni di sala settoria e, nella dissezione di
una testa di pecora, notò e descrisse una cavità canalicolare nel parenchima
della ghiandola salivare maggiore dell’ovino, mai rilevata in precedenza: aveva
scoperto il dotto della ghiandola parotide. Si vuole che Blasius
non abbia dato particolare importanza a questo rilievo, almeno sulle prime.
Nell’estate del 1660 Stenone si trasferì nell’Olanda
Meridionale per frequentare i corsi della facoltà di medicina dell’Università
di Leida, la più antica e prestigiosa del paese, fondata nel 1575. Qui il
giovane condivise la sua scoperta con i professori di anatomia, fra i quali vi
era anche il già famoso Franciscus De La Boè (da Du Bois),
passato alla storia della medicina con lo pseudonimo di Sylvius, che fra
l’altro aveva descritto nel cervello una formazione canalicolare contenente il
fluido cefalo-rachidiano (liquor) e
posta sul piano mediano a congiungere III e IV ventricolo (Acquedotto di Silvio) e il solco laterale (Scissura di Silvio) percorso dall’arteria cerebrale media. I docenti di Leida riconobbero al giovane
danese la scoperta del dotto della ghiandola parotide, poi denominato ductus stenonianus,
suscitando una reazione da parte di Blaes, che
rivendicava la paternità della scoperta. Ne nacque una lunga controversia,
risolta infine a favore di Stenone, anche grazie alla
sua pubblicazione a Leida di un saggio che denotava l’assoluta padronanza della
materia da parte del giovane: Observationes anatomicae.
Nel 1664 Stenone pubblicava uno dei suoi studi più importanti, che
registrava la prima confutazione di un’ipotesi di Cartesio: De musculis et glandulis observationum specimen.
Il saggio, la cui pubblicazione era stata sostenuta e sollecitata per via
epistolare da Thomas Bartholin, dimostrava la natura
di organo muscolare del cuore, che agisce come una pompa in grado di inviare
sotto pressione il sangue nell’apparato circolatorio; al contrario, René
Descartes, riprendendo una convinzione diffusa tra i medici dell’epoca e
derivata da intuizioni della medicina ippocratica, riteneva che il cuore agisse
come una fornace in grado di produrre calore e, in tal modo, riscaldare il
sangue espandendolo nei vasi sanguigni.
[Per uno
sguardo sintetico alla biografia e all’opera di Niccolò Stenone,
si veda: Maria Francesca Gallifante, Tra scienza e fede, sempre con “amore di
conoscere”, pp. 2-4, in Niccolò Stenone un uomo
di scienza alla ricerca di Dio. Edizioni Cooperativa Firenze 2000, Firenze
2008].
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